ALESSANDRO TIARINI
(BOLOGNA 1577- 1668)
DEPOSIZIONE, 1612-13 (?)
Olio su tela, 165 × 207 cm
Tale dipinto costituisce uno dei risultati più alti di Tiarini; la provenienza dell’opera è ribadita dal ripetersi del motivo araldico della freccia sulla cornice e nella tela, stemma del senatore bolognese Bonfiglioli, a cui si deve la committenza dell'opera. Nella raffigurazione dell'episodio del Vangelo, Tiarini sceglie di raccontare il fatto sacro in una dimensione di feriale quotidianità: i seguaci di Gesù sono impegnati a lavare e imbalsamare il cadavere, Nicodemo sulla destra lava e strizza la spugna con efficace naturalezza, mentre Giuseppe d'Arimatea, la figura dagli abiti eleganti sulla sinistra in primo piano, tocca con trepidazione le ferite del costato di Cristo.
SALVATOR MUNDI', 1620- 1630 circa
Olio su tela, 116 × 91 cm
La pittura di Tiarini ricorre a un marcato illusionismo dal punto di vista sia della costruzione spaziale sia della resa pittorica: la grande immagine del Cristo risorto emerge balzante dalla tela. L’artista applica gli artifici della grande decorazione miranti al massimo coinvolgimento emotivo dello spettatore. L’accuratezza dei passaggi pittorici assicurano circa l’uso di questa tela come quadro destinato a un’importante quadreria nobiliare.