Quando le donne lavorano, le economie crescono.
Nonostante le sfide e un tasso di occupazione femminile tra i più bassi in Europa, le imprenditrici italiane dimostrano una resilienza notevole. Le loro imprese, spesso più giovani e innovative, contribuiscono in modo significativo alla crescita economica, specialmente in settori chiave come i servizi e l'alta tecnologia. Tuttavia, persistono ostacoli come il divario di finanziamento e le barriere socio-culturali. Superare queste sfide e supportare pienamente l'imprenditoria femminile è essenziale per liberare il potenziale economico del paese e promuovere un futuro più inclusivo.

Donne, imprenditorialità e crescita economica.
Le imprese femminili, ossia quelle in cui la titolarità e la gestione sono affidate a donne, o in cui la maggioranza dei soci è di genere femminile, rappresentano una parte significativa del tessuto economico italiano: oggi nel nostro paese quasi 3 imprese su 10 sono di proprietà femminile.
Quante sono le imprese femminili?
A fine 2024, secondo i dati di Unioncamere, sono registrate oltre 1 milione e 307mila imprese femminili, pari al 22,2% del totale delle imprese italiane, un dato in lieve calo rispetto al 2023, quando si erano contate 1 milione e 325mila imprese. Nonostante il tasso di occupazione femminile in Italia sia il più basso d'Europa, e le donne occupino ancora poche posizioni dirigenziali e di rappresentanza, il numero di lavoratrici indipendenti è tra i più elevati. Comparando l'Italia con altri paesi europei come Germania, Spagna e Francia, le donne imprenditrici italiane, sebbene siano una minoranza rispetto agli uomini, hanno una percentuale di presenza più alta.
In Italia le imprese femminili sono 1 milione e 307mila



Distribuzione settoriale delle imprese a gestione femminile.
In Italia, le PMI a guida femminile hanno toccato un picco nel 2021, superando il milione e 342mila unità. Nonostante la crisi provocata dalla pandemia e i recenti scenari macro-politici che hanno colpito duramente le PMI, le imprese guidate da donne hanno registrato una diminuzione, seppur meno accentuata rispetto alle imprese non femminili.
Dal punto di vista settoriale, nonostante i progressi, le imprese femminili sono ancora fortemente influenzate da processi di “segregazione” che portano a una distribuzione non uniforme tra i settori. Si parla di segregazione "orizzontale", in cui le donne tendono a concentrarsi in pochi settori, e di segregazione "verticale", che descrive le difficoltà delle donne nell'accesso a professioni qualificate e a posizioni di vertice.
Le imprenditrici sono principalmente presenti in settori tradizionalmente "femminilizzati", come i servizi alla persona (parrucchiere, estetiste) e nei servizi alle imprese (agenzie immobiliari, imprese di pulizie, agenzie pubblicitarie, fotografie, video maker, studi di commercialisti e consulenti del lavoro), dove circa 6 imprese su 10 sono femminili. Nei settori della sanità e dell’assistenza sociale, e nell’istruzione, si raggiunge una parità, le imprese femminili superano il 40%, con valori rispettivamente del 49% e del 44%. Nel settore manifatturiero, la presenza femminile è mediamente del 20%, ma raggiunge il 27,9% nell’alimentare, supera il 30% nel tessile e nella produzione di articoli in pelle, e arriva al 50% nel comparto della confezione di abbigliamento.

L'imprenditoria femminile in Italia: giovane, istruita e in crescita, con una chiara ambizione di espandere le proprie attività e raggiungere dimensioni aziendali maggiore.
In media, le donne che guidano un'impresa si distinguono per la loro giovane età e un livello di istruzione più alto: un'alta percentuale di imprenditrici ha conseguito un titolo di studio terziario, un dato che sottolinea la loro preparazione. Le loro aziende tendono a essere di dimensioni più contenute, con un numero medio di dipendenti inferiore rispetto alla media generale. Questa caratteristica è spesso legata ai settori in cui operano prevalentemente, che sovente presentano ritmi di crescita più lenti. La forma giuridica più comune tra le imprese femminili è la ditta individuale. Nonostante un inferiore tasso di sopravvivenza rispetto alle imprese maschili, le attività imprenditoriali femminili mostrano una dinamica di crescita promettente con una progressiva strutturazione e un interesse verso i settori ad alta innovazione e conoscenza. Negli ultimi dieci anni, le imprese guidate da donne under 35 con un elevato contenuto di conoscenza sono cresciute del +41,3%.

Imprenditrice
Età media: 49 anni.Istruzione: 34,5% ha conseguito un titolo di studio terziario.
Le loro imprese....
14,1% ha tra i 2 e i 9 dipendenti.
2,8% ha 10 o più dipendenti.
60,5% sono imprese individuali.
Sopravvivenza a 5 anni dalla nascita: 72% delle imprese.

Imprenditore
Età media: 52 anni.Istruzione: 23,4% ha conseguito un titolo di studio terziario.
Le loro imprese....
16,8% ha tra i 2 e i 9 dipendenti.
5% ha 10 o più dipendenti.
47,3% sono imprese individuali.
Sopravvivenza a 5 anni dalla nascita: 77% delle imprese.
Le politiche di supporto all’imprenditorialità femminile contribuiscono alla crescita delle imprese con un impatto positivo sull’occupazione femminile.
Un aspetto interessante, è che le imprese femminili tendono a impiegare un numero maggiore di donne. In media, il 50% del personale dipendente nelle imprese femminili è costituito da donne, contro il 38% nelle imprese a guida maschile, e questo accade trasversalmente a tutti i settori. È stato stimato che la creazione di un posto di lavoro femminile possa generare altri 1,3 posti di lavoro, soprattutto nei settori dei servizi. Inoltre, una maggiore presenza di donne attive nel mercato del lavoro non solo amplia la base di talenti disponibili, ma stimola la crescita economica, con un incremento della ricchezza e dei consumi, con effetti positivi sul PIL.
Si crea così un circolo virtuoso che, partendo dall’imprenditorialità femminile, si riflette sulla forza lavoro contribuendo alla crescita del Paese. Come afferma l’OECD nel report Gender equality in education, employment and entrepreneurship - "Sostenere l’uguaglianza di genere non è solo un tema economico ma coinvolge molteplici dimensioni politiche, sociali e culturali."
Imprese femminili: più attente alla responsabilità sociale e all'impatto ambientale
L'imprenditoria femminile svolge un ruolo cruciale nella crescita economica e nello sviluppo sociale. Oltre alla creazione dei posti di lavoro, le imprese femminili portano prospettive e approcci diversi al business. In particolare, le donne tendono a dare una priorità maggiore agli obiettivi sociali e spesso investono nelle loro comunità, sostenendo le economie locali e le iniziative sociali.
In termini di sostenibilità, gli studi dimostrano che le imprese a guida femminile promuovono maggiormente:
- L'adozione degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (SDG goals).
- La divulgazione volontaria di informazioni sui cambiamenti climatici, come i livelli di emissione di gas serra (GHG).
- L'implementazione di un numero maggiore di strategie ambientali quali efficientamento energetico e riduzione dei rifiuti.
Questi risultati sono attribuiti ad una capacità più elevata delle imprenditrici di rispondere efficacemente alle richieste degli stakeholders, nonché alle maggiori capacità relazionali e di monitoraggio delle donne amministratrici.

Quali sono le barriere all'ingresso del mondo imprenditoriale femminile?
Nel mondo ci sono circa 400 milioni di imprenditrici, ma persistono ancora barriere significative che impediscono loro di liberare il pieno potenziale economico. Secondo la Women Entrepreneurs Finance Initiative, raggiungere la parità di genere nell’imprenditorialità potrebbe aggiungere tra i 5 e i 6 trilioni di dollari al valore netto dell’economia globale. Le donne imprenditrici si trovano ad affrontare ostacoli comuni in tutto il mondo, sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo, che derivano da fattori interni ed esterni:
1. Fattori psicologici e di personalità.
Spesso, le donne imprenditrici si auto-sabotano, mettendo costantemente in dubbio le proprie capacità e il loro impegno. La mancanza di modelli femminili nei propri settori rende difficile per loro trovare ispirazione: le donne, infatti, tendono a sottovalutare il proprio valore e necessitano di supporto per sviluppare fiducia in sé stesse. Anche dopo aver raggiunto il successo, molte preferiscono minimizzare i propri traguardi per evitare di inimicarsi le loro controparti aziendali.
2. Fattori socio-culturali.
L'imprenditorialità offre alle donne l'opportunità di raggiungere l’indipendenza finanziaria e ruoli di leadership, sfidando le tradizionali norme di genere dove l’imprenditorialità è generalmente percepita di dominio maschile. Alcuni stereotipi e aspettative sociali e culturali, come rilegare le donne alle mansioni di cura familiare o pensare che esistano differenze biologiche che limitino l’assunzione di ruoli di responsabilità, giocano una funzione inibitoria, dove in alcuni ambienti di lavoro, le donne spesso incontrano pregiudizi e micro-disuguaglianze.
3. La sfida di conciliare l’attività autonoma di impresa con l’impegno familiare.
In molti paesi, e in particolare in Italia, la cura della famiglia è tradizionalmente affidata alle donne. Questo compito, che spesso comporta un impegno considerevole, ha un impatto negativo sulla loro capacità di avviare e gestire un’impresa, rendendo difficile conciliare le esigenze familiari con quelle professionali.
4. Credit gender gap.
Fin dal principio, le donne hanno accesso a minori risorse per avviare le proprie attività e spesso evitano di chiedere credito per paura di ricevere un rifiuto (il divario di finanziamento globale è pari a 1,7 trilioni di dollari). Questo fenomeno è legato a una maggiore avversione al rischio da parte delle donne, che preferiscono autofinanziare le proprie imprese piuttosto che rivolgersi agli istituti bancari. In Italia nel 2023, il credit gender gap è di 70 miliardi: il credito concesso alle donne è pari al 20,1% del totale contro il 34,5% di quello degli uomini.
5. Sfide normative.
L'indice Women, Business, and the Law (WBL) è un importante set di dati della World Bank che valuta il quadro normativo per le donne che avviano un'azienda a livello mondiale. In particolare, l'indicatore Entrepreneurship misura le barriere legali e normative in 190 economie, compresa l’Italia, per le donne che vogliono avviare e gestire la propria attività. Sebbene ci siano stati significativi progressi negli ultimi 50 anni in sette paesi, esistono ancora leggi che discriminano le donne imprenditrici.
6. Accesso limitato ai network aziendali.
Le donne tendono a gestire piccole aziende e hanno accesso a meno reti e connessioni aziendali. I network aziendali sono essenziali nel contesto imprenditoriale, poiché forniscono risorse immateriali e capitale per colmare le lacune professionali, possono fornire accesso a opportunità di lavoro, tutoraggio e sponsorizzazione, nonché scambi che portano all'innovazione e all'adozione delle migliori pratiche aziendali.
Come si può supportare l'imprenditoria femminile?
- Ampliare l'accesso ai network aziendale e ai programmi di mentorship: il successo imprenditoriale spesso dipende dall'accesso a network solidi e caratterizzati da relazioni di mentorship. Le imprenditrici, tuttavia, incontrano spesso difficoltà nell'ottenere l'accesso a network influenti. Promuovere piattaforme o programmi che forniscano tutoraggio e risorse, consentirebbe alle donne di creare connessioni, condividere esperienze e superare le barriere strutturali. Creare spazi di networking incentrati sulle donne, sia virtuali che di persona, è un passo essenziale verso l'inclusione.
- Migliorare la formazione all’imprenditorialità, le competenze digitali e l’educazione finanziaria per le donne: una delle sfide più grandi citata spesso dalle donne è la mancanza di competenze imprenditoriali. Le imprenditrici, infatti, spesso possiedono meno esperienza nella gestione aziendale e nell’avvio di nuove imprese rispetto ai loro colleghi uomini. Per rispondere a questa esigenza, è cruciale sviluppare programmi formativi su misura, mirati a colmare le lacune, in particolare quelle riguardanti le competenze digitali e finanziarie, che sono essenziali per operare con successo nell’attuale contesto economico e digitale.
Sfidare le norme e i pregiudizi culturali: le norme culturali e i pregiudizi di genere spesso minano le aspirazioni imprenditoriali delle donne. Incoraggiare più donne a ricoprire ruoli di leadership, e celebrare i loro successi, crea un effetto a catena di ispirazione per le generazioni future.
L'educazione finanziara per sviluppare le compentenze



In conclusione, una maggiore rappresentanza femminile nel mondo imprenditoriale non solo potrebbe incrementare la redditività e la crescita economica, ma anche avere effetti positivi su questioni sociali e ambientali, promuovendo un cambiamento positivo a livello globale. Poiché le cause e le sfide che ostacolano l’accesso delle donne all’imprenditorialità sono molteplici, come evidenziato sopra, non esiste una soluzione unica e universale. È solo attraverso l’adozione di incentivi finanziari a livello nazionale e regionale, come ad esempio quelli erogati dal ‘Fondo impresa femminile’, insieme a programmi di formazione mirati a breve e lungo termine, che possiamo sperare di ridurre il divario di genere nell’imprenditorialità e liberare il pieno potenziale delle donne imprenditrici.
Fonti:
Advancing gender parity in entrepreneurship: strategies for a more equitable future. World Economic Forum. 2025
Il lavoro delle donne, tra ostacoli e opportunità, rapporto CNEL - ISTAT Marzo, 2025
Imprese femminili: più piccole, più giovani, più straniere, più del Sud. Unioncamere, 2025.
2023/24 Women’s Entrepreneurship Report Reshaping Economies and Communities, GEM Global Entrepreneurship Monitor. 2025
Achieving gender equality: Where do we stand on entrepreneurship? Frederic MeunierAsya AkhlaqueHeidi Stensland Warren World Bank March 13, 2024
The finance gap for women entrepreneurs is $1.7 trillion. Here’s how to close it, World Economic Forum, 2025.
Global Gender Gap 2024 INSIGHT REPORT JUNE 2024, World Economic Forum.
Gender Equality in Education, Employment and Entrepreneurship: Final Report to the MCM 2012, OECD, 2012.
Disparità di genere nei finanziamenti bancari. FABI, 2024.