La storia
Dopo l’età antica, le prime notizie sull’area dove sarebbe sorto l’attuale Palazzo Spalletti Trivelli si trovano in documenti del Duecento, che vi indicano la presenza di due mulini sulle rive di un canale e di una strada. In tempi successivi, dal 1415, vi si trovava anche l'Osteria del Cavalletto, che dopo il 1497 fu trasferita altrove.
Proprio a partire da questa data si può quindi situare la costruzione del palazzo, la cui forma quadrangolare con cortile interno si ispirava a modelli ferraresi, raffigurato nella pianta di Reggio pubblicata da Giusto Sadeler nel 1606.
Nel 1685 l’edificio, allora di proprietà del conte Paolo Bossi, fu acquistato dai fratelli Fabrizio e Orazio Guicciardi, facoltosi imprenditori nel campo dell’industria della seta fino al 1695, anno in cui abbandonarono l’attività dopo avere ottenuto il titolo nobiliare. L’acquisto del palazzo che si affacciava, allora come oggi, sulla via Emilia, rientrava senz’altro nella logica di accrescere il prestigio familiare e comportò una radicale trasformazione dell’edificio.

Giusto Sadeler, Pianta di Reggio Emilia, incisione a bulino, 1606

Cortile di palazzo Spalletti Trivelli, al centro il gruppo bronzeo di Arturo Martini.
Grazie alle cure dei suoi proprietari, il Palazzo raggiunse alla fine del secolo l’apice del suo splendore, al punto tale da essere ritenuto degno di accogliere Napoleone, giunto in città con la scorta di duecento dragoni la notte del 21 giugno 1796, durante la Campagna d’Italia.
A seguito dell’instaurazione della Repubblica Cispadana, i Guicciardi, dopo aver seguito il duca d’Este nell’esilio austriaco e dopo la Restaurazione del 1815, scelsero di abitare preferibilmente a Modena e nel 1830 vendettero il palazzo al conte Gianbattista Spalletti Trivelli. I nuovi proprietari, di origine svizzera, provenivano anch’essi dall’attività di produzione e commercio della seta, ma l’avevano abbandonata nel 1787 con investimenti destinati al patrimonio terriero.
Divenuto di proprietà pubblica alla fine dell’Ottocento, il Palazzo ospitò in seguito la Banca d’Italia e la sede delle Poste e Telegrafi fino al 1940, quando l’acquistò la Banca Agricola Commerciale di Reggio Emilia, l’attuale Credito Emiliano (Credem), fondata trent’anni prima, nel 1910.
Le sale dell’antico Palazzo Spalletti Trivelli furono quindi destinate a divenire gli uffici della sede della Direzione Generale e la presidenza di Credem. A partire dagli anni Settanta del secolo scorso, iniziarono quindi i lavori di ristrutturazione dell’edificio e un riallestimento dei fastosi interni, con l’intenzione di restituire alla dimora storica il fasto originario, ispirato ai palazzi barocchi romani del Seicento e del Settecento nella quale venivano progressivamente allestiti gli arredi e la raccolta di dipinti antichi. Gli ambienti, che non vanno percepiti in un’ottica museale, ricoprono oggi la funzione di sale destinate a riunioni di lavoro e ospitano le collezioni d’arte della banca.

Gli ambienti del palazzo
Si deve agli Spalletti Trivelli un generale ammodernamento del palazzo in stile neoclassico, che si era diffuso in età napoleonica anche grazie ai programmi d’insegnamento delle Accademie d’arte. La ristrutturazione architettonica del palazzo fu affidata a Pietro Marchelli (1806- 1874): figlio di Domenico, già architetto di fiducia della famiglia Guicciardi, Marchelli si era laureato come ingegnere e architetto proprio nel 1830, e continuò l’attività del padre ereditandone anche gli incarichi di Ingegnere del Pubblico e di docente alla Scuola di Belle Arti di Reggio Emilia.
Il sito archeologico di Palazzo Spalletti Trivelli
La sede del Credem, in palazzo Spalletti Trivelli, custodisce, nel piano interrato, un prezioso sito archeologico, l’unico attualmente visitabile a Reggio Emilia, che permette di accedere al cuore pulsante dell’antica città romana di Regium Lepidi.
Lo scavo archeologico dell’area Credem è stato condotto tra il 1980 e il 1983 e si è rivelato di fondamentale importanza per ricostruire la storia della città. Si è trattato infatti del più ampio scavo stratigrafico condotto a Reggio Emilia dalla fine dell’Ottocento e ha permesso agli archeologi di risalire al momento della nascita di Regium Lepidi, fondata intorno al 175 a. C. dal console Marco Emilio Lepido nelle vicinanze del fiume Crostolo.

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